Santabarbara - Antonio Colacicco
- Salvatore Amorello
- 6 ott
- Tempo di lettura: 1 min

Dimenticate le storie lineari.
Santabarbara è un frullatore narrativo che mescola il grottesco, l’assurdo e il sublime, e vi risputa fuori con le idee sottosopra e un sorrisetto stranito. Antonio Colacicco firma un’opera che è insieme farsa vulcanica e satira sociale, una “geoparodia” lucida dell’Italia contemporanea, capace di accendere riflessioni mentre vi fa ridere amaro.
Il romanzo parte come una giostra psicotropica: un resort esotico viene investito da un’eruzione cataclismica, mentre turisti, animali, tecnologia e bioedilizia collassano in una coreografia caotica da balletto apocalittico. Ma è solo l’inizio. Il vero magma del libro ribolle nella seconda metà, dove l’autore gioca con la lingua e con i nervi del lettore, smontando la nostra realtà digitale, politica, climatica e morale con ironia chirurgica.
Colacicco scrive con una verve quasi teatrale, alternando la comicità slapstick alla riflessione civica. La sua scrittura è “pungiglione e poesia”, piena di metafore visive, incastri semantici e descrizioni che sembrano scene di un film mai girato da Terry Gilliam. I personaggi sono maschere tragicomiche, specchi deformanti dell’italiano medio 4.0: iperconnessi, ipercritici, iperconfusi.
Santabarbara è un libro da leggere con la matita in mano, per sottolineare le frasi che fanno ridere e quelle che fanno male. È un romanzo detonatore, capace di fare boom nella testa e lasciare una nube di pensieri sospesi, come fumo rosso sopra una caldera.
Se cercate una lettura che vi scardini la comfort zone, che sia al tempo stesso intrattenimento e sveglia, Santabarbara non è solo consigliato: è necessario.






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