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Santo Cielo - Éric Chevillard

Santo Cielo


La sorpresa dell’aldilà

Éric Chevillard è uno scrittore che ama mettere il suo lettore sulle spine, e con Santo Cielo si diverte a ribaltare ogni aspettativa, trasportandoci in un aldilà che più che paradisiaco sembra una surreale sala d’attesa macchiata di ironia. Il protagonista, Albert Moindre, non è eroe né santo: è un ingegnere di ponti trasbordatori, travolto da un camion di datteri e olive denocciolate. La morte lo coglie di sorpresa, e noi insieme a lui: la sua voce non trova corpo, né angeli né demoni la accompagnano, ma solo la compagnia strampalata di un’ex Miss Colorado e il succedersi di uffici e corridoi che rendono questo “Regno dei cieli” una metafora spiazzante della nostra inquietudine.


Tra ironia e domande senza risposta

La scrittura di Chevillard è acuminata, folgorante e colta. Si lascia scivolare tra frasi sferzanti, scampoli di humor nero e riflessioni che non consolano ma graffiano. Le domande di Albert sono quelle di tutti: che ne sarà di noi dopo la fine? Che volto ha il valore, la giustizia, la redenzione? Nessuno dei quesiti trova risposta, ma il romanzo ci costringe a inventarne di nuove, tra una “piccola ginnastica spirituale” e una sfida continua al senso stesso dell’esistenza. Troviamo scene di una comicità paradossale dove il protagonista cerca un’erezione nel limbo, dimostrando che Chevillard sa far ridere anche su ciò che generalmente spaventa o mette a disagio.


Originalità e stile: un viaggio unico

Santo Cielo è un romanzo che non si accontenta di imitare le visioni religiose o le allegorie tradizionali: il suo cielo è fatto di burocrazia, imprevisti e un’incertezza che diventa carburante filosofico. Chi cerca una narrazione accomodante resterà deluso, ma chi apprezza un viaggio surreale e brillante si divertirà, trovando in ogni pagina la conferma che l’immaginazione – e una scrittura audace – possono ancora sorprendere. La capacità di Chevillard di rendere l’aldilà paradossale, ironico, e sorprendentemente umano è ciò che distingue questo libro nell’odierno panorama letterario francese.


Consigliato a chi non teme di mettere in discussione dogmi e certezze, e a chi sa ridere, con intelligenza, anche della propria fine.

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