Il saggio Narcisismo mortale: Il caso di Giulia Tramontano, scritto da Roberta Bruzzone e Laura Marinaro, è un'opera che colpisce come un pugno allo stomaco. Il libro tratta un argomento tanto attuale quanto disturbante, quello del narcisismo patologico e della sua pericolosa evoluzione in dinamiche omicide. Attraverso il caso di Giulia Tramontano, vittima di un narcisista maligno, le autrici ci accompagnano in un viaggio inquietante che esplora i recessi più oscuri della psiche umana e le distorsioni che possono condurre a violenza e morte.
Il contributo di Roberta Bruzzone è centrale. Grazie alla sua profonda conoscenza della criminologia, l’autrice fornisce un'analisi rigorosa del profilo psicologico del carnefice, Alessandro Impagnatiello, un uomo che rappresenta una figura tragicamente comune nel panorama delle relazioni tossiche. Bruzzone delinea con maestria il confine tra il narcisismo "sano", che permette un'autorealizzazione e una valorizzazione dell'individuo, e il narcisismo "patologico", che diventa distruttivo e privo di empatia, portando a comportamenti manipolatori e violenti. La sua trattazione è spietata ma necessaria, un richiamo alla necessità di riconoscere e prevenire questi comportamenti prima che sfocino nella tragedia.
Laura Marinaro, con il suo background giornalistico, aggiunge una dimensione umana e narrativa alla vicenda. La sua scrittura si distingue per la capacità di inserire dettagli emotivi e storici che aiutano il lettore a comprendere non solo i fatti, ma anche le implicazioni emotive per la vittima e i suoi cari. La descrizione della figura di Giulia – una giovane donna piena di vita, con sogni e speranze, brutalmente spezzata dalla persona che avrebbe dovuto amarla – è commovente e devastante. Marinaro riesce a trasmettere il senso di smarrimento e di dolore che la famiglia Tramontano ha vissuto, rendendo il lettore partecipe del loro calvario.
Il libro eccelle nel dipingere Impagnatiello non come un mostro lontano, ma come un uomo comune, il cui volto anonimo e la vita apparentemente normale nascondono la banalità del male. Questa scelta narrativa è strategica: avverte il lettore che il pericolo può nascondersi ovunque, e che è necessario restare vigili per cogliere i segnali di una relazione che può degenerare.
La descrizione dell'indifferenza e dell'arroganza di Impagnatiello durante le indagini, come riportato nel libro, evidenzia un tratto comune dei narcisisti patologici: l'incapacità di provare empatia, anche di fronte alla morte causata dalle proprie azioni.
Nonostante l'opera sia un potente strumento di denuncia e sensibilizzazione, ci sono punti su cui vale la pena riflettere criticamente. Il linguaggio, intriso di dettagli forti e descrizioni minuziose, potrebbe risultare pesante per i lettori meno abituati alla cronaca nera. Viene sottolineata la gravità del fenomeno per scuotere la coscienza pubblica, un elemento essenziale quando si tratta di argomenti così crudi.
Le autrici non solo delineano i fatti con precisione, ma li arricchiscono con osservazioni sulla società contemporanea. Bruzzone e Marinaro evidenziano come le dinamiche di potere tra uomini e donne, la percezione della mascolinità e il desiderio di controllo siano alla base di molti femminicidi. Questo saggio si erge quindi non solo come una testimonianza di un crimine specifico, ma come una critica più ampia a una cultura che spesso normalizza il comportamento violento o minimizza i segnali di pericolo.
In conclusione, Narcisismo mortale è un testo che, per quanto difficile da digerire, è di fondamentale importanza per comprendere la natura del narcisismo patologico e la sua potenziale letalità. È una lettura consigliata non solo a chi si occupa di criminologia, psicologia e giurisprudenza, ma a chiunque voglia capire come riconoscere e contrastare le relazioni tossiche nella propria vita o in quella degli altri. L'opera di Bruzzone e Marinaro è un grido di allarme che non può e non deve essere ignorato, un invito alla consapevolezza e alla prevenzione.
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