Il film "Comandante", di Edoardo De Angelis, si inserisce nel panorama cinematografico come un'opera che rivisita un momento significativo della storia italiana nel contesto della Seconda Guerra Mondiale. La narrazione si concentra sulla figura di Salvatore Todaro, interpretato da Pierfrancesco Favino, un comandante di sommergibile che, seguendo i principi della legge del mare, decide di salvare i naufraghi di una nave belga da lui stesso affondata, un gesto di eroismo che riflette l'orgoglio nazionale.
Il film, che ha aperto la 80ª Mostra del Cinema di Venezia, esplora le sfumature morali del protagonista, un fascista descritto con complessità, che si eleva al di sopra dell'ideologia grazie alle sue azioni umane e al suo rifiuto di obbedire ciecamente agli ordini, offrendo così una visione più umanizzata di una figura storica spesso controversa.
La regia di De Angelis si distingue per la capacità di immergere lo spettatore nell'ambiente ristretto e opprimente di un sommergibile bellico, grazie anche a un'accurata ricostruzione scenica, che contribuisce a rendere l'esperienza autentica e coinvolgente.
Nonostante ciò, alcuni critici hanno riscontrato delle debolezze nella sceneggiatura, scritta a quattro mani con Sandro Veronesi, indicando incertezze narrative e un eccessivo ricorso alla narrazione fuori campo, che a tratti risulta ridondante e rallenta il ritmo del racconto.
Il film si propone anche come uno specchio delle dinamiche politiche attuali, incoraggiando un senso di identità nazionale positiva attraverso l'esaltazione di valori umanitari come il soccorso in mare, e fornendo una lezione implicita su come essere "buoni italiani".
La trama si sofferma sulla dinamica interpersonale tra i membri dell'equipaggio e i sopravvissuti belgi, riuscendo a creare un legame emotivo che va oltre le ideologie politiche, evidenziando come l'istinto di sopravvivenza possa prevalere sui dogmi bellici.
Tuttavia, la semplificazione delle ideologie e il rischio di percezione propagandistica hanno suscitato perplessità, sollevando questioni sulla rappresentazione del periodo storico e sul messaggio che il film intende trasmettere.
Sebbene "Comandante" possieda una forte impronta patriottica e una prestazione magistrale di Favino, la sua risonanza al di fuori del contesto italiano potrebbe essere limitata, relegando il film a un interesse di nicchia al di fuori dei confini nazionali. Il dibattito critico attorno al film suggerisce che, nonostante l'efficace rappresentazione di aspetti culturali e storici italiani, il suo potenziale di apprezzamento universale rimane incerto.
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