Ivana Librici - Primo Premio Narrativa Edita - Premio Nabokov 2024
- Salvatore Amorello
- 10 apr
- Tempo di lettura: 4 min

Ivana Librici
Ivana Librici è nata e vive a Genova con il marito boliviano e i loro tre figli. Laureata in lingue e letterature straniere, ha un dottorato di ricerca in Letteratura comparata e in Traduzione del testo letterario.
Ha insegnato Lingua e letteratura portoghese presso l'università degli studi di Genova e di Pavia. Attualmente insegna spagnolo alle scuole superiori. Ha pubblicato diversi racconti su riviste (Narrandom, Distruttori di terre, ILDA I libri degli altri, Proeliolab) e in antologie edite da Castelvecchi e da Ensemble. Con un suo racconto ha vinto il concorso Incipit, organizzato dal quotidiano Il secolo XIX, sul quale è poi stato pubblicato.
Il giglio d'acqua, edito da Solferino Libri, è il suo primo romanzo, con il quale ha vinto la fellowship per scrittrici esordienti LetteraFutura, il Premio Internazionale di Letteratura Città di Como per la sezione Opera Prima e il premio letterario Nabokov. Con lo stesso romanzo è stata finalista al concorso Zeno e al premio internazionale città di Sassari.
INTERVISTA ALL'AUTRICE
Cosa ti ha spinta a scrivere questo romanzo?
Il romanzo nasce dal desiderio di indagare la differenza tra un ricordo vissuto e un ricordo sognato. Mi è capitato di non riuscire a distinguere se un particolare episodio della mia vita appartenesse alla sfera della memoria o a quella onirica. L’aver scritto questo libro mi ha in parte liberato da questa sensazione sgradevole.
Il giglio d’acqua però nasce anche dalla volontà di scrivere una storia ambientata in Bolivia, un paese a cui mi sento di appartenere. Mio marito è boliviano e quindi il paesaggio di questo paese così lontano fa parte del mio vissuto.
Ci sono temi particolari che volevi esplorare attraverso la storia?
Oltre al discrimine tra sogno e realtà, il romanzo esplora il tema della memoria. Il concetto di tempo si riflette dunque nell’intreccio. L’alternanza tra piani temporali diversi, tra sogno e realtà, ma anche tra continenti diversi è stata un’esigenza narrativa da cui sono partita per imbastire la trama.
Altro tema portante è l’amicizia, in questo caso intesa nell’accezione di sorellanza. Ada e Nancy, le due protagoniste, non sono sorelle di sangue, ma hanno un legame ancora più forte perché sono madri della stessa figlia. La maternità, declinata in modi molteplici, come legame biologico o elettivo, e non per forza in conflitto tra loro, è un altro tema del libro. Questo legame permette di superare le differenze sociali ed etniche tra Ada, appartenente alla classe media, e Nancy, una contadina indigena cresciuta in casa sua per servire.
Hai fatto ricerche particolari per scrivere questo libro?
Nella trama si innesta l’ombra della follia nazista. In Bolivia, così come in molti altri paesi del Sudamerica, esiste una nutrita comunità di discendenti di nazisti fuggiti alla fine della seconda guerra mondiale attraverso la cosiddetta “via dei topi”.
Tuttavia l’idea di inserire nel romanzo questo fenomeno storico deriva da un’esperienza personale: l’aver visto in un’abitazione di conoscenti in Bolivia alcuni cimeli di quel famigerato periodo tranquillamente in mostra in salotto. Da quell’episodio ho quindi fatto un po’ di ricerca, scoprendo vicende interessanti e poco studiate. Non solo relative alla fuga di nazisti dall’Europa ma anche al periodo precedente. La Bolivia e la sua ricchezza archeologica infatti hanno fornito la base teorica per alcuni aspetti della propaganda di Himmler. Molti “studiosi” degli anni ’20, in gran parte ciarlatani, hanno descritto teorie strampalate, che oggi definiremmo complottiste, che coinvolgevano gli studi archeologici effettuati all’epoca nell’altipiano boliviano in siti pre-incaici. Queste due linee storiche sono presenti nel romanzo e si intrecciano con la storia di Ada e Nancy.
Come hai scelto il titolo del libro?
Il giglio d’acqua, oltre a dare il titolo al romanzo, è anche il titolo di una tesina scritta da Paula, la figlia di Nancy cresciuta da Ada. Si tratta di un fiore ornamentale e resistente, ma anche “alieno” e invasivo. Il giglio d’acqua è una metafora che lascio all’interpretazione del lettore. Ha una natura doppia, ambigua e rappresenta il rapporto dell’essere umano con l’altro da sé, sia esso la natura, l’ambiente, gli altri popoli. Ma anche la proliferazione, la filiazione, l’ereditarietà genetica. Non c’è un’unica chiave di lettura.
Quale è stata la reazione del pubblico finora?
Il romanzo ha vinto nel 2022 la fellowship LetteraFutura, grazie al quale è stato pubblicato dalla casa editrice Solferino. In seguito ha vinto come opera edita due importanti concorsi nazionali: il premio internazionale città di Como, nella sezione opera prima nel 2023, e il premio Nabokov per la narrativa edita nel 2025, oltre ad essere stato finalista al premio letterario Zeno e al premio letterario città di Sassari. Anche se la gioia più grande è ricevere l’apprezzamento dei lettori.
ROMANZO FINALISTA PREMIO NABOKOV 2024
(Sinossi)
Ada e Nancy sono amiche fin da quando Nancy è arrivata a casa di Ada come empleada per i mestieri domestici, per poi diventare quasi una sorella. Dalle loro avventure a piedi nudi tra le rosse strade sterrate di San Ignacio de Velasco, in Bolivia, sono trascorsi decenni; oggi, a tenere teso il filo che lega Nancy e Ada è Paula, in qualche modo figlia di entrambe e ora in procinto di diventare madre in Italia. Si rinnova così il pacto de sangre stretto da bambine dall’altra parte del mondo, e il passato torna, insinuandosi nel presente. Mentre la gravidanza dell’ancora liceale Paula prosegue tra dubbi e speranze, Ada fa i conti con sogni tormentosi, con il ricordo dell’infanzia assieme a Nancy e della notte in cui l’ha vista per l’ultima volta. Forse è arrivato il momento di chiedersi cosa sia successo, davvero, quella notte: e la donna si imbarca in un percorso di scoperta che la condurrà di nuovo in Bolivia sulle tracce di un progetto dai contorni inquietanti. Un prete ormai anziano ma da sempre chiacchierato, fuggito da una precedente vita nell’Europa nazista, potrebbe infatti avere la chiave per risolvere il mistero della scomparsa di Nancy.
Con una scrittura limpida e un’ammaliante ricchezza di immagini, Ivana Librici ci porta in una Bolivia complessa e autentica, raccontata e percepita con tutti i sensi, tra gli odori della vegetazione, i sapori dei pasti condivisi, i colori degli abiti, delle strade e delle missioni. Indagando l’alleanza tra donne e la forza dei legami al di là di qualsiasi definizione, va al cuore del miracolo dell’amicizia, capace di resistere al tempo e di toccare molte vite.
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