Chi è Patrizia?
Patrizia Francioso nasce e vive a Racale (Le) nel cuore del Salento. È legata alla sua terra ma è attratta da paesi e culture diverse, che le piace scoprire attraverso libri e film di autori stranieri, in particolare quelli francesi.
Fra le sue letture preferite ci sono anche i romanzi storici ed è una fan del prof. Alessandro Barbero.
Fa parte di diversi gruppi culturali ed è, onore al merito, impegnata attivamente nel sociale con l’ Associazione Salento Alzheimer.
Come si racconta Patrizia?
Come nulla che accade
Come verbo che si spegne
Come nota che sorge
Come un se
"Come un “se”, come la vita in continuo movimento, eppure tanto, necessario silenzio.
Amo la musica, ma ancor di più amo il silenzio e lo amo così tanto da dimenticare la musica. Mi sono necessarie le parole per ritrovare me stessa nella gran confusione del mondo, e i numeri, nel tentativo di tenere in ordine il tutto.
Mi sento a mio agio quando scrivo, quando mi metto a tu per tu con il mio io più profondo. Ho iniziato a scrivere per liberare pensieri, fotogrammi di sensazioni e di emozioni, che poi altri hanno chiamato poesie.
La prosa è venuta dopo: una sorta di sfida personale, una palestra intorno alla nostra lingua, che mi appassiona, mi appaga ed allarga la mia comfort zone."
Patrizia Francioso
Chi è Patrizia Scrittrice?
Patrizia scrive da circa dieci anni, le sue opere hanno ottenuto molteplici riconoscimenti in diversi concorsi nazionali:
- Nel 2021 pubblica, con LuoghInteriori Edizioni, la sua prima raccolta di poesie Il cerchio, Il sipario, Lo specchio. La raccolta riceve un attestato di merito alla 34 Edizione del Premio Lorenzo Montano nella sezione raccolta inedita e si è classificata al primo posto al Premio Città di Castello 2020.
- Nel 2021 pubblica, con SwanBook Edizioni, la raccolta di poesie Funambola io. La poesia Adagio , inclusa nella raccolta, è stata finalista al Premio Sirmione Lugana.
- Nel 2022 pubblica, con LuoghInteriori Edizioni, il suo primo romanzo L’Imperfezione del gioco.
Le Opere di Patrizia?
Una poesia evocativa, dove il lettore, abbandonando ogni preconcetto, viene sospinto verso un altrove sconosciuto.
Il cerchio è la perfezione intesa come la delimitata porzione di piano che è perfetta perché finita, ma anche come una perfezione costantemente perseguibile, in un circolo infinito. Così il sipario, che può rappresentare sia l’inizio sia la fine dello spettacolo, oppure una seconda possibilità. Infine lo specchio, inteso non semplicemente come l’oggetto che riflette, ma come “tutto ciò che ha in sé il potere di riflettere”.
Luci e ombre, cambi di cambi di scena, fratture e ricomposizioni in continuo divenire; uscire da sé per ritrovare sé.
Come il funambolo si destreggia sulla corda dando l’impressione di cadere da un momento all’altro senza cadere mai, così l’uomo si destreggia tra i diversi sentimenti e stati d’animo.
Esorcizzare il “dolore di vivere” rompendo convenzioni, ipocrisie e pregiudizi, attraversando l’amore sensuale, l’amore materno e filiale, lo sconforto per una perdita, la bellezza dell’amicizia e la rabbia per un’ingiustizia. I dubbi e le incertezze appartengono a tutti ma ognuno, a modo suo, cerca di arrivare alla fine della corda senza cadere e con accresciuta sicurezza.
L’attimo in cui tutto si spegne lascia spazio al buio e l’imperfezione irrompe sovrana sulla realtà.
È questo il preciso momento in cui la vita di Teresa subisce un blackout cognitivo, un vero e proprio cataclisma emotivo e lei preferisce isolarsi in una realtà illusoria e farsi travolgere invece di reagire in maniera concreta.
Una partita ambigua con la sua figura di donna, di madre e di moglie, con i propri desideri e le proprie paure, con il bisogno di essere amata e di amare.
Un gioco intrigante e pericoloso, che coinvolge profondmente il lettore dandogli la possibilità di ricomporre il puzzle della vita di Teresa.